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VIDEOARTE

SONÁMBULAS, DOS COREOGRAFÍAS DE CÁMARA 

E' come un mare al posto del cielo, di notte il corpo corre, cammina e riallaccia cose che si sfilacciano durante il giorno.

Il tempo di un respiro

2016

Ho sognato il passaggio dei colori della mia mente.

Flamingo's Fall

Non dago Lekeitio

Orreaga

Mikel Laboa

Musica di Mikel Laboa (Lekeitio 6, 1978, Mikel Laboa, Lau-Bost. Xoxoa, 1980, Elkar, 2007). Realizzata in una chiatta abbandonata nel lago di Fimon (Vicenza, Italia).

La musica, il tono, la dizione priva di parole di Mikel Laboa ci sembrano in un primo momento così strane che solo possono essere accettate o rifiutate. Il paesaggio scelto da Manuela Carretta e Fiorenzo Zancan (le acque preistoriche del lago di Fimon a Vicenza) diviene il contesto che ne permette la ricezione e l’ascolto. Ed è qui che appare Manuela, ancora fuori dalla canzone, fino a quando la voce di Laboa la colpisce portandola all'imprevedibilità dei gesti. E presto questa voce abita il suo essere, e si fa corpo nella danza e nella sua interpretazione. Quando il grido soffocato sta rompendo la sua figura, lei si allontana dall’irrintzi*. Il suo braccio si stende e si eleva, mentre lei retrocede ad occhi chiusi. E attende; attende l’invasione del nero fumo, mantiene lo sguardo verso la luce sopra le acque, scompare. Il paesaggio è Orreaga, dove si consumò la battaglia di Roncisvalle nell’anno 800.

(*) Irrintzi  è il nome che in lingua basca si dà al nitrire dei cavalli; ma è anche il grido festivo che ancor oggi è presente tanto nei paesi Baschi come nella tradizione popolare del Magreb.

Gernika

Mikel Laboa

Gernika è un’opera viscerale e allo stesso tempo perfettamente strutturata. L’equilibrio fra questi due aspetti, così difficile da ottenere, ne fa un modello di ciò che generalmente cerchiamo nell’arte: la capacità di sorprenderci e trasportarci verso spazi non ordinari, che costantemente si rinnovano. L’analisi di questi elementi potrebbe stimolarci a un ascolto più attento o potrebbe rivelarsi superflua. Cosciente di tutto ciò, cercherò di mostrare alcuni aspetti evocatori dell’opera. L’arte in quanto evento è fonte d’ispirazione e ci spinge a un permanente rinnovamento e reinterpretazione; questa è la ragione profonda che ci ha portati con Laboa a Lemoiz. Fondendo la forza di luoghi e nomi di grande portata simbolica – forse i più evocativi del XX secolo: la distruzione di intere città durante la guerra e la presenza dell’energia atomica-, abbiamo portato la creazione e la singolare interpretazione di Laboa dentro il paesaggio in rovina di Lemoiz. Manuela Carretta e Irati Gorostidi hanno penetrato questa inquietante grandezza; la prima attraverso la sempre rinnovata jondura della danza flamenca, la seconda attraverso un trattamento coraggioso dell’immagine.

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